Ho sempre considerato l'arte precorritrice ed ispiratrice dell'architettura. L’arte contemporanea presenta da una parte la creatività pura e un po' folle, dall’altra la provocazione; la pragmaticità e al contempo la razionalità del bello che tenta di instaurare un dialogo con la vita pratica delle persone nel loro contesto umano, sociale e urbano.
Artefiera di Bologna è tra i luoghi in cui questo dialogo è più presente e interessante. Non solo per le dimensioni della manifestazione – un vero e proprio labirinto di grandi padiglioni espositivi – o per la quantità di giovani artisti e di grandi firme di questo secolo, ma anche e soprattutto per come l'esposizione riesce a contaminare l'intera città.
Certo ormai i grandi appuntamenti espositivi allargano i propri confini oltre gli spazi fieristici, per il loro senso culturale ed economico. Succede a Venezia come nei grandi spazi milanesi, così come in quelli più piccoli fiorentini per le fiere dove si incontrano i buyer dell'arredamento o della moda, ma quando si parla di arte questo fenomeno è molto interessante e ricco di spunti sempre nuovi.

Tanti eventi collaterali e moltissimi i collegamenti tra arti plastiche, pitture, installazioni, fotografia che per quattro giorni diventano il carattere e la vita quotidiana di un'intera città.
Due, a mio avviso, le tendenze principali che potrebbero influenzare di più il nostro lavoro "pratico". La prima e forse la più forte – al di là dei singoli artisti e performer – riguarda la riscoperta dei materiali "classici": il marmo, il bronzo, l'acciaio. Come se l'arte stessa scoprisse di aver bisogno, anche nel contemporaneo, di una indiscutibile solidità, in contrapposizione alla volatilità, all'usa e getta di alcune tendenze del recente passato.
La seconda è la presenza in fiera di una forte componente della migliore tradizione dell'arte contemporanea del secolo scorso, quasi a sottolineare un ritorno alle origini di un'arte che nasceva per cavalcare il nuovo benessere e i bisogni di cultura e socialità del dopoguerra. Anche qui i nomi quotati sarebbero tanti e tanti gli stili e le forme di espressione, ma quel che sembra contare non è più questo o quel nome, quanto piuttosto la loro continua influenza nel contemporaneo di oggi e, probabilmente, di domani.

 by Ilenia Girolami

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