Città di riferimento dell'architettura e del design europeo, un breve viaggio per rivedere Copenaghen mi incuriosiva in modo particolare. Per prima cosa perché, tra le città europee più ricche di bellezza e di storia antica, è anche quella che ha saputo innestare più di ogni altra l'architettura contemporanea in una felice convivenza con le monumentali architetture dei secoli scorsi, inoltre perché soprattutto nella zona del porto e nei quartieri più periferici, proprio l'architettura e la sua creatività, è riuscita nell'intento di riconvertire spazi molto importanti o degradati alla quotidianità e alle funzioni di una moderna città contemporanea. E non solo per quel che riguarda gli edifici, ma a tutto tondo: a livello urbanistico, logistico e di conseguenza anche sociale. Non a caso, a livello di sostenibilità ambientale, Copenaghen è candidata a diventare entro il 2025 la prima città al mondo ad emissioni zero.

Il terzo motivo è che da una recente indagine gli scandinavi e in particolar modo gli abitanti di Copenaghen, risultano essere in cima alla classifica della felicità sulla scala mondiale. Da parte mia il pensiero va al fatto che il dinamismo dell'architettura e dei suoi protagonisti abbiano contribuito a un risultato così eccellente.
In effetti che la vivibilità della città sia un continuo spettacolo è una sensazione che accompagna ogni momento del mio soggiorno. 

 

La città nel suo insieme ha spinto al massimo la propria capacità di accoglienza. Da quella gastronomica, anche innovativa e alternativa con una miriade di piccoli locali, a quella culturale con tante mostre ed eventi in corso, fino all'accoglienza alberghiera che ha visto crescere molte belle strutture dentro e appena fuori la città. Tra questi il più notevole è l'Hotel Bella Sky, due torri altissime, inclinate e rivestite in vetro e alluminio, che giocano con le gradazioni della luce del giorno e che permettono alle centinaia di camere di godere della vista del parco e della città in lontananza. 
Un vero e proprio gioiello architettonico, e proprio per questo chiamato "diamante nero" è la Biblioteca Nazionale Danese, un gigante di otto piani in marmo scuro e vetro affumicato, che allo spettacolo della vista esterna aggiunge l'esperienza unica della suddivisione delle sale e degli spazi interni che ospitano più di cinque milioni di volumi.
Tra le strutture pubbliche, al pari della biblioteca, molte sono grandi opere di squisita architettura moderna, come l'Opera House e i suoi 1700 posti dall'acustica perfetta, o il National Aquarium Denmark costruito come una grande duna del deserto con la sua pelle metallica che cambia colore al variare della luce del giorno, e infine lo stesso Danish Architecture Center struttura avveniristica interamente dedicata alla diffusione della cultura dell'architettura, dell'edilizia e dello sviluppo urbano.
Ma in questa ricchezza di architetture, sulle quali tornerò più volte in questo blog nei dettagli che hanno colpito la mia immaginazione e che spesso sono protagonisti anche nei miei stessi progetti, ciò che lascia davvero una generale sensazione di bellezza e armonia, sono anche le soluzioni più minime e diffuse. Un senso dell'abitare e dell'estetica delle funzioni della città che possono vedersi anche in un centro residenziale rinato da qualche vecchio magazzino o nella progettazione, architettonica e urbanistica, di un sistema di piste ciclabili capace anche nella umiltà della loro funzione di suscitare interesse e meraviglia.

by Ilenia Girolami

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